Trionfo del Piccolo Teatro al San Martin di Buenos Aires

SOCIETA’ ITALIA ARGENTINA
 
TRIONFO A BUENOS AIRES DELL ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI
 
E DEL SUO INTERPRETE FERRUCCIO SOLERI, ” ARLECCHINO” DA OLTRE 50 ANNI
 
BUENOS AIRES TEATRO SAN MARTIN 20 e 21  DICEMBRE 2012
 
 
LA PRIMA DELLE DUE RAPPRESENTAZIONI DEL PICCOLO TEATRO DI MILANO
DELLA TOURNEE DA NOI PROMOSSA HA DECRETATO UN ULTERIORE TRIONFO DI PUBBLICO ALLA ORMAI LEGGENDARIA PRODUZIONE
 
IN MATTINATA IL GOVERNATORE DELLA CITTA’ DI BUENOS AIRES E GIORGIO DE LORENZI AVEVANO PRESENTATO LO SPETTACOLO
NEL CORSO DI UNA CONFERENZA STAMPA

L’ Argentina al Piccolo

Link

 
Società Italia Argentina
 
Accordo Piccolo Teatro, Ministero della Cultura della Città di  Buenos Aires, Società Italia Argentina
 
Il Panico di Rafael Spregelburd
 
Piccolo Teatro di Milano 15 gennaio 2013
 
 
 
 
 
 
 
 
Il quarantenne Spregelburd ha una marcia in più.
Il suo lucidissimo e divertito sguardo sul presente,
in Argentina come in Europa, ci fa capire…
che non c’è niente, putroppo, da capire.
La vita è un incomprensibile vaudeville, in cui tutti si
affannano, in preda al panico; persino la morte è un
evento grottesco.
 
Luca Ronconi

processo a 76 militari argentini

CORRIERE DELLA SERA 05 12 2012

ARTICOLO DI MARCO BECHIS

ALL

L’ARTICOLO DEL REGISTA MARCO BECHIS, VITTIMA DELLA DITTATURA MILITARE ARGENTINA ( 1976 – 1983 ),
E’ DI GRANDE LUCIDITA’ E CORAGGIO
COME NEL SUO FILM GARAGE OLIMPO BECHIS RAPPRESENTA L’ORRORE DELL’ACCADUTO
CON LA PACATEZZA DELLA SUPERIORITA’ MORALE.NEI CONFRONTI DEI SUOI TORTURATORI

GIORGIO DE LORENZI

DETTI ARGENTINI

 
 
 
SOCIETA’ ITALIA ARGENTINA
LETTERA INFORMATIVA DICEMBRE 2012 I
ORIGINE DI DETTI TIPICI ARGENTINI
 
 
 
AGARRATE CATALINA
Catalina pertenecía a una familia de trapecistas que trabajaban en un circo recorriendo los barrios porteños en los años cuarenta.
Su bisabuela, su abuela y su madre habían muerto durante diversas actuaciones circenses.
La gente,
que conocía su historia, a modo de cábala y antes de cada función le decía “¡Agarrate bien, Catalina!”.
Con el correr del tiempo la frase se fue deformando hasta llegar al conocido “Agarrate, Catalina”.
Antes de cada actuación, alguien del circo gritaba “Agarrate Catalina”.
Hasta que una vez la persona que debía pronunciar la frase no estaba presente.
Así fue como la pobre Catalina terminó muriendo a los 25 años durante una función del circo en el barrio de San Telmo.
Se emplea para avisar que se debe estar alerta, ante una situación que no pinta fácil.
 
NO QUIERE MÁS LOLA
Frase “made in Argentina”.  Lola era el nombre de una galleta sin aditivos que a principios del siglo XX integraba la dieta de hospital.
Por eso, cuando alguien moría, se decía: “Este no quiere más Lola”.  Y desde entonces se aplica a quien no quiere seguir intentando lo imposible.

HASTA QUE LAS VELAS NO ARDAN

Se originó en los prostíbulos, en épocas en que no existía la luz eléctrica y los relojes eran objetos de lujo.
La madama le entregaba al cliente una o varias velas, según lo pagado.
Cuando se consumían, el turno había concluido, esto es, había sexo “hasta que las velas no ardan”.

PONER LOS CUERNOS

De el “derecho de pernada” IUS PRIMAE NOCTIS que se dice le asistía al señor feudal en la Edad Media , derivó lo de “poner los cuernos”.
Antes de acostarse con la novia, el caballero feudal colgaba en la puerta una cornamenta de ciervo para advertir que nadie entrara so pena de ser decapitado por haber interrumpido el placer del noble. 
Mientras tanto, el marido llamaba orgulloso a sus vecinos para mostrar que su señor feudal le había hecho el honor de “ponerle los cuernos”.
 
VIVA LA PEPA
Contra lo que pudiese creerse, “viva la Pepa” no es el grito de alegría de un buscador de oro, sino el que usaban los liberales españoles en adhesión a la Constitución de Cádiz, promulgada el 19 de marzo de 1812, en la festividad de San José Obrero.
Como a los José se los apoda Pepe, en vez de decir “viva la Constitución” – lo que conllevaba llegar a ser reprimidos – los liberales gritaban “viva la Pepa”.     Hoy, en Argentina, su significado se ha desvirtuado y más bien se parece a  “piedra libre” o “vale todo”.
ATAR LOS BÁRTULOS
“Atar los bártulos” alude a Bártulo de Sasso-Ferrato, jurisconsulto de la Edad Media , profesor de Derecho en Pisa, Bolonia y Padua, cuyas obras -contenidas en trece volúmenes- sirvieron de base de estudio durante tres siglos.
Los estudiantes tomaban nota de ellas y luego ataban esos apuntes, a los que llamaban bártulos, para que las hojas no se les perdieran.  
 
Hoy la expresión alude a preparar una mudanza.

ATORRANTES

Lo de “atorrantes” viene de cuando a principios del siglo pasado depositaron unos grandes caños de desagüe en la costanera del Río de la Plata, frente a la Casa de Gobierno, en lo que hoy es Puerto Madero.
Estos caños tenían la leyenda “A. Torrant et Cie.” (nombre del fabricante) escrito en letras grandes a lo largo de cada segmento de caño.
 
Estos caños estuvieron más de un año depositados en el lugar antes que por fin los enterraron.
Durante ese tiempo, muchos desvalidos, vagos, linyeras y sujetos de avería que rondaban por la zona los utilizaron para esconderse, dormir y hasta vivir en ellos.  Surgió así el “se fue a vivir a los caños”, que con el tiempo evolucionó hasta quedar en “se fue a los caños”.
 
Y a los que hicieron de los caños un hogar se los llamó “atorrantes” y por extensión se utilizá para referirse a toda persona pendenciera, de mal comportamiento, etc.
   
CROTO
Lo de “croto” viene del Ministro Crotto (Obras Públicas y/o Transporte) de la década de los veinte cuando éste implementó la extensión de una especie de certificado de pobreza, que permitía al portador poder viajar gratis en los tranvías y trenes, dentro de la Ciudad de Buenos Aires y posiblemente también de la Provincia de Buenos Aires.
Hoy en día se denomina con este nombre a toda persona mal vestida, o que su apariencia denota un estado de indigencia.

Rischio default tecnico – problemi per la Presidente

Società Italia Argentina

Lettera Informativa novembre 2012 IX

Argentina : rischio default tecnico – problemi della Presidente

La sentenza del giudice Federale USA GRIESA in sintesi si ispira al broccardo latino “pacta sunt servanda”
vale a dire i debiti li devi pagare e il fatto che alcuni o la maggior parte dei creditori abbiamo accettato una
riduzione non inficia il diritto di chi non lo ha fatto a essere pagato integralmente.

Ricordiamo che il defaullt argentino è del 2001 e fu dichiarato dal Presidente Rodriguez Saa in un parlamento
con clima da stadio.La risturtturazione del debito in default fu fatta nel 2005 e riaperta nel 2010 dal Presidente
Nestor Kirchner ottenendo circa il 93% di adesione dei creditori che accettarono un “scambio” vecchi / nuovi titoli
al 30%.Una buona parte del 7 % che non aderì vendette a basso prezzo i suoi titoli in contanti a Fondi specializzati in
“spazzatura” denominati dagli argentini buitre ( avvoltoio ). Uno di questi – USA – ha ottenuto il sequestro della
Fragata Libertad in Ghana e la sentenza del giudice Griesa a loro favore.

Dato che il pagamento degli interessi sui titoli rinegoziati avviene sulla piazza di NY tramite bamca USA la sentenza
del Giudice Federale prevale sulle istruzioni argentine e quindi l’importo traferito sarebbe sequestrato fino alla concorrenza
del pagamento del 100% dei titoli in possesso del Fondo buitre USA, circa 1.3 miliardi di dollari. Se l’ Argentina non accetta
e non trasferisse entrerebbe in default tecnico.
Il Goberno argentino ha fatto ricorso contro la sentenza sospendendone la esecutività ma il giudice GRIESA ha imposto
una cauzione pari all’importo reclamato dal Fondo. 1,3 miliardi appunto.

Wall Street e anche il Federal Reserve USA dissentono dalla sentenza e auspicano una soluzione che eviti il default.
Il precedente sarebbe infatti pericoloso visto che non sono da escludersi prossime ristrutturazioni di debito sovrano
e se chi non aderisse avesse più diritti di chi lo facesse….fallimento assicurato.

Molti sostengono che la linea adottata dal giudice Griesa sia anche provocata dalle dichiarazioni della Presidente Cristina K
che mai pagherà ai Fondi “Buitre”. Una sua marcia indietro sarenne un duro colpo alla sua declinante immagine come d’altra

parte lo sarebbe il nuovo default proprio nei giorni in cui nei cinema argentini appare il film sulla vita di Nestor Kirchner
rappresentato come Padre della Patria per aver ristrutturato il debito sovrano argentino….

www.societaitaliargentina.org

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Tempi difficili per l’ Argentina

SOCIETA ITALIA ARGENTINA

LETTERA INFORMATIVA NOVEMBRE 2012 VIII

TEMPI DIFFICILI PER L’ ARGENTINA .

Il Governo argentino di Cristina Kirchner sta vivendo tempi difficili sul fronte interno e internazionale.
L’ 8 novembre a un manifestazione antigovernativa spontaneamente convocata con social netword,
sms e passa parola ha aderito oltre un milione di persone . L’ istanza non è stata economica ma
socio politica : più sicurezza,più sanità, più libertà di stampa.
Il 20 novembre la maggior parte dei sindacati – peronisti – ha organizzato il primo sciopero generale
contro il governo peronista di Cristina K paralizzando il paese.
La Fragata Libertad continua a essere in sequestro giudiziario in Ghana su istanza di un giudice USA
a garanzia del pagamento di titoli posseduti da un Fondo di Investimento che l’ Argentina di fatto non
riconosce come creditore.
Un giuduce della Corte Suprema USA distretto di NY sentenzia che l’ Argentina deve pagare , oltre ai
titolari di diritti derivanti dalle ristrutturazioni del 2005 e 2010 anche coloro che non hanno aderito e che
quindi reclamano il valore nominale al 100% .
Questioni legali si sommano e confondono alla politica estera e alla diplomazia.
La linea argentina e diintransigenza, nessuna concessione.
La bilancia del diritto e della sua Dea Giustizia -bendata- penderebbe a favore della Argentina e anche importanti
interessi di Wall Street, che sono intervenuti in suo appoggio sulla questione dei titoli cosidetti holdouts .
Ma il giudice USA inesorabile ha riconfermato l’obbligo della Argentina di pagare cierca 1,5 miliardi di dollari
agli holdouts e il problema diventa spinoso visto che la scadenza si approssima : 15 dicembre.

Buenos Aires e gli jacaranda in fiore

Società Italia Argentina

Lettera Informativa

novembre 2012 VII

Buenos Aires e i suoi centenari jacarandà in fioritura primaverile

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I fondi buitre – il default

Società Italia Argentina

Lettera Informativa novembre 2012 II

Debito estero – Fondi Buitre – Default

La Presidente argentina ha pubblicamente dichiarato che i debiti contratti dallo
Stato in valuta saranno alle scadenze pagati nella valuta di emissione ma
che in nessun caso rimborseranno i titoli detenuti dai fondi “buitre ” ( avvoltoi )
come sentenziato dalla magistratura USA

I fondi buitre come è noto comprano a prezzi stracciati titoli orginali non rinegoziati
e ne pretende il pagamento integrale a valore facciale più interessi.
La magistratura USA dà loro ragione e su tale base è tuttora sotto sequestro la Fragata
Libertad in Ghana la cui magistratura ha recipito la richiesta USA
ed è passibile di sequestro anche altra nave militare argentina bloccata da una avaria
in sud Africa.

Il diritto internazionale non consentirebbe di sequestrare – per debiti – navi militari ma
oggi il diritto del creditore è più forte.

La sentenza USA che suffraga le richieste dei fondi buitre ha fatto schizzare di mille
punti il rischio argentino dato che la negativa presidenziale potrebbe comportare una
dichiarazione di default.

La dichiarazione del pagamento in valuta del debito estero è buona notizia anche se
un po’ offuscata dalle dichiarazioni di governatori provinciali che sull’esempio del Chaco
vorrebbere saldare in pesos i loro debiti in valuta.

Giorgio De Lorenzi

investimenti esteri in argentina rapporto cepal

INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IDE
RAPPORTO CEPAL

A stupire decisamente è il risultato dell’Argentina che riesce ad aumentare sensibilmente gli Ide nello stesso semestre in cui annuncia la nazionalizzazione di YPF, la compagnia petrolifera prima controllata dalla spagnola Repsol. Va detto che, pur a fronte di un aumento del 42%, gli Ide diretti verso l’Argentina rimangono inferiori in valore assoluto rispetto a quelli di economie comunque più piccole, come quelle di Cile, Colombia e Perù. Eppure la logica conseguenza della nazionalizzazione di YPF – predetta dalla quasi totalità degli analisti economici – sarebbe dovuta essere piuttosto un crollo degli investimenti, anche se momentaneo, causato da un ambiente economico percepito come rischioso.
Perché non sono crollati gli Ide argentini? Un ruolo importante l’ha sicuramente giocato la legislazione approvata dal governo Kirchner. Per evitare la svalutazione del peso e accumulare valuta pregiata è stato di fatto impedito alle filiali locali delle multinazionali estere di redistribuire gli utili alla casa madre, obbligando varie aziende a reinvestirli nel paese. D’altra parte la stessa nazionalizzazione di YPF rispondeva anche a questa esigenza: impedire all’azienda di redistribuire gli utili alla casa madre spagnola allo scopo di reinvestirli nello sviluppo dell’area petrolifera di Vaca Muerta e nella gestione dei pozzi esistenti. Se per YPF quest’obiettivo sembra essere stato raggiunto, molte altre compagnie hanno optato per il semplice acquisto degli edifici dove risiedono – in precedenza semplicemente affittati – oppure in investimenti in settori in cui non sono specializzati.
In questa situazione, proprio gli Ide si stanno rivelando il tallone di Achille del governo Kirchner. La nazionalizzazione del colosso petrolifero non ha rasserenato il clima ed è solo uno degli episodi che contribuiscono al creare una sensazione di sfiducia degli investitori esteri. Le tensioni con la Gran Bretagna per le Falkland/Malvinas, lo scontro aperto con il Fondo monetario internazionale, l’adozione di misure sempre più protezionistiche, le polemiche con gli Stati Uniti e la questione del pagamento dei creditori internazionali hanno contribuito alla decisione di varie agenzie di rating di abbassare la valutazione dei bond argentini a lunga scadenza con ovvie ripercussioni sugli investimenti.
A quanto detto finora si aggiungono nuove rogne per l’Argentina. Pochi giorni fa si è pronunciata la Corte di New York che ha definito discriminatoria la decisione del governo di non corrispondere il pagamento dei debiti contratti con alcuni fondi sovrani che non hanno accettato la ristrutturazione del debito. Il ministro dell’Economia argentino, Hernan Lorenzino, ha dichiarato a tal proposito che “l’Argentina non pagherà mai i fondi avvoltoio”. Recentemente, inoltre, il Messico si è unito ad una causa intentata presso l’Organizzazione mondiale del commercio da Stati Uniti, Ue e Giappone contro le restrizioni al commercio bilaterale messe in atto da Buenos Aires.
In questo scenario, YPF rappresenta un caso isolato derivante anche dalla tradizionale maggior tolleranza al rischio delle compagnie petrolifere. A dispetto delle polemiche post-nazionalizzazione e delle minacce di azioni legali da parte di Repsol, la compagnia argentina ha siglato un accordo con la statunitense Chevron per lo sfruttamento dello shale oil di Vaca Muerta. Allo stesso tempo, altre compagnie come Exxon, Apache, PDVSA e Gazprom sono in trattativa per la firma di altri accordi. Ma il settore petrolifero rischia di rimanere un’eccezione in un panorama sempre più ripiegato su se stesso e in un ambiente economico che scoraggia investimenti esteri.

2 novembre 2012