R A Raul Alfonsin

 

 

In Onore di un Presidente

 

 

R. A. Raul Alfonsìn Repubblica Argentina

 

 

Nelle iniziali del suo nome vi era già  il suo destino : la Repubblica Argentina, la casa di tutti. Così disse nella drammatica Pasqua del 1987 per annunciare al popolo la fine del tentato golpe dei militari infedeli e assassini : la casa è in ordine…la casa di tutti appunto,  la Repubblica.

Per capire l’importanza della presidenza di Alfonsìn bisogna ricordare il decennio che la precedette 1973 -1983, vera decade infame*, da Lopez Rega a Galtieri, dagli squadroni della morte alla guerra con l’Inghilterra – alla quale RA si oppose tra i pochi, dalle torture e massacri, all’iperinflazione, il paese che ereditava era annichilito, frustrato , distrutto moralmente, socialmente, economicamente e in campo internazionale :  siete fuori dal contesto civile tuonò  Pertini all’ultimo dittatore Bignone che rispose “sono  morti”  alla sua richiesta di informazione sui desaparecidos .

Gli argentini nell’ottobre dell’83 aspettavano il terzo peronismo, il peggiore della storia, quello di Herminio Iglesias , che bruciava bare con il simbolo radicale e propugnava il patto militar sindacale…vince invece questo avvocato baffuto, un po’ grigio che aveva sempre lottato per i diritti umani e che per la prima volta nella storia argentina mise i militari golpisti sul banco degli imputati.anche se poi dovette venire a patti con loro subendo le leggi dell’obbedienza dovuta  e del punto finale * brutte  ombre in una presidenza moralmente piena di luce…Suo fu il Nunca Màs, ormai simbolo della lotta all’orrore

Alfonsìn lottava fino a quando vedeva che non era più possibili andare oltre, non era un ideologo ma un pragmatico, pensò non fosse possibile andare oltre con i militari ancora armati e pieni di odio e di terrore….sbagliò ma non era facile non farlo…Fu acclamato fino all’87 e insultato nell’89 quando dovette lasciare in anticipo la presidenza a Carlos Menem …la iperinflazione lo aveva messo in ginocchio, una iper anche aiutata dai poteri forti locali e non solo.

Se  ne andò da galantuomo in taxi come il suo predecessore Ilia,  lasciando una eredità che ancora oggi permette al paese di essere democratico pur tra mille difficoltà.

 

Ho molto ammirato e voluto bene a don Raùl  e ricordo con orgoglio la simpatia che mi dimostrò in molte occasioni.

Un giorno, lui già ex presidente, mentre stavamo passeggiando nel centro di Roma ci avvicinò un giovane paraguayano, si presentò e gli disse: Presidente non sia triste, la storia le riconoscerà quello che lei ha fatto…don Raùl gli sorrise e lo abbracciò.

 

Giorgio De Lorenzi

 

* la decada infame è considerata quella dal 1930 al 1943 (!) periodo di brogli elettorali di governi oligarchici.

 

 

** leggi che davano impunità a coloro che avessero commesso crimini loro ordinati da superiori e che amnistiava i crimini non denunciati entro una certa data. Legge abrogate dal governo attuale,

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