Riflessioni..l’ Argentina anticipa situazioni ?

 
Nel 1980 la economia argentina si avviò verso un collasso annunciato dato che la dittatura militare per favorire  le classi medie e  alte aveva instaurato il primato della finanza sulla produzione agricola e industriale. L’investimento finanziario superava talmente ogni e qualunque altro tipo di investimento che ingenti capitali esteri arrivavano nel Paese  e con un furioso modi e fuggì  realizzavano utili enormi , ritornando in dollari all’estero .Un dollaro mantenuto basso dal Banco Central  , alti tassi d’interesse in pesos, e il gioco era fatto
 Il meccanismo finanziario veniva fantasiosamente chiamato “bicicletta” in quanto consentiva ” pedalando” di “moltiplicare” investimenti e guadagni 
tramite una sorte  di derivato..” il deposito in pesos ” che veniva dato in
garanzia per ottenere altri pesos da investire scommettendo sempre sul
differenziale inflazione/svalutazione. Una vera e proria catena di sant ‘
Antonio come quella dei derivati…con guadagni di due digiti…
Nel 1981 il Banco Centrale gettò la spugna , il dollaro schizzò alle stelle
e il  castello di carte crollò    Naturalemente lo Stato aregntino assunse
tutte le perdite con una assicurazione di cambio…, i militari ne furono
comunque  travolti , tentarono la tragica carta Malvinas…e poi finalmente 
finirono,  sul banco degli imputati.
Alla fine degli anni ‘ 80 la iperflazione flagellava l’ Argentina, l ‘ 
elemento psicologico irrompeva nella economia e sui prezzi si scaricava non la inflazione ma la sua aspettativa. con effetto esponenziale. Il debito pubblico lasciato dai militari era enorme e in gran parte in dollari.. Il
pesos si svalutava rapidamente e la unica sicurezza era il dollaro che
aumentava a dismisura. Il ministro della economia del Presidente Menem ebbe una felice intuizione, nel 1991 presentò una legge chiamata di convertibilità : di fatto il peso valeva un dollaro con garanzia del Banco
Central..che per legge non poteva emettere pesos.se non in presenza di
riserve in dollari. .Grande liquidità andò al Governo per la vendita dei 
gioielli della “corona “, telefoni, energia, acqua, aeroporti, autostrade,
cantieri navali, siderurgica, petrolchimica ecc ecc tutto fu venduto e in 
fretta.. spesso il pagamento avveniva con titoli del debito pubblico alla 
pari..quando quotavano molto meno…Le conseguenze furono increbili e
rapide…affluirono notevoli capitali stranieri attratti da buoni prezzi in
dollari il cui cambio era garantito dallo Stato..la economia riprese e lì  Argentina tornò popolare nel mondo del business…fin troppo…
In realtà si trattava di una riedizione più elegante del dejà vu dell’ epoca
dei militari..alti tassi in pesos , dollaro artificialmente basso…Nessuno
ebbe il coraggio di ammazzare la gallina dalle uova d’oro e a fine anni ’90 
inizio XXI secolo il botto fu grande …svalutazione selvaggia e default..
Poi la fortuna..la magica soya rirese ricco il paese che crebbe..anche non
pagando i debiti,, a ritmio asiatici.almneo fino ad oggi.
 Questa lunga e spero non troppo noiosa storia per cogliere alcune
similitudini con i fatti che riguardano l’Italia e non solo ..le immense
speculazioni finanziarie che fanno guadagnare interi PIL , i  derivati (
tossici ) per i quali lo Stato in qualche modo garantisce salvando le banche  e drenando liquidità dal mercato con le tasse…e la camicia di forza della convertibilità vale a dire dell ‘Euro che ci impedisce di regolare la nostra economia..come non era possibile per l’ Argentina mantenere la stessa moneta degli USA così non è possibile, se non a caro prezzo, per l’ Italia mantenerer la stessa moneta della Germamia. L’Argentina uscì dalla crisi del 2001 con provvedimenti duri valutariamente
ma non fiscalmente e dopo una breve recessione il Paese riparti grazie agli introite delle esportazioni agricole  – prelievo alla origine  – che noi
ahimè non abbiamo. Storie simili ma in condizioni assai diverse a favore
della Argentina la cui storia, economica e politica ,dovrebbe essere
attentamente  studiata in quanto spesso anticipa la nostra.
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> GIORGIO DE LORENZI
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