Il Sottosegratario Marta Dassù consegna a Buenos Aires archivi su desaparecidos

Primo paese europeo a fare questo passo, l’Italia ha consegnato all’Argentina sessanta fascicoli riguardanti “desaparecidos di origine italiana, o di doppia cittadinanza” negli anni dell’ultima dittatura (1976-83). L’atto di consegna si è svolto durante una cerimonia a Buenos Aires presieduta dal sottosegretario Dassù e dal ministro degli esteri argentino, Hector Timerman, alla presenza delle autorità argentine, dell’ambasciatore Guido La Tella e dei rappresentanti delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo.

dal sito MAE

Missione della Sottosegretaria Marta Dassù 2 /3 ottobre 2012

Nel corso della sua missione a Buenos Aires, Dassù ha incontrato anche il viceministro Eduardo Zuain, e la responsabile dei rapporti economici internazionali Cecilia Nahon, con i quali si è discusso di come “lanciare iniziative congiunte tra Italia e Argentina nel campo dei diritti umani in Africa”. Il sottosegretario ha rilevato che “si tratta di una nuova idea di cooperazione trilaterale”, e “vorremmo per esempio fare delle cose insieme in Tunisia, se possibile in Mozambico e altri paesi dell’area africana”.
Durante la visita sono state d’altra parte fatte presenti “le preoccupazioni da parte della comunità del ‘business’ italiana nel paese. Su questo fronte – ha sottolineato il sottosegretario – ho avuto delle rassicurazioni per la definizione di un quadro di regole commerciali più certe”. “Abbiamo inoltre discusso delle reciproche percezioni sul modo in cui l’Europa sta gestendo la crisi dell’eurozona. Ho spiegato – ha concluso Dassù – perché pensiamo che alla fine l’Eurozona uscirà da questo difficile percorso più integrata e sul fatto che nel 2013 cominceremo ad avere segni di ripresa”.

dal sito MAE

«L’ALTRO IERI, LA DITTATURA: PER NON DIMENTICARE»

Intervento del Ministro degli Esteri  Terzi al Colloquio sulla storia argentina negli anni dal 1974 al 1983

« L’ALTRO IERI, LA DITTATURA: PER NON DIMENTICARE»

Roma 13 Settembre 2012
(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

Ringrazio molto il Dottor Roberto Da Rin per aver accettato di moderare questo incontro. Ringrazio anche tutti i relatori e la Compagnia Assemblea Teatro per la collaborazione.

E’ con una certa emozione che intervengo a questo convegno, che ho voluto ospitare al Ministero degli Esteri. In queste occasioni, quando si ricorda un periodo storico si tende a celebrarne i successi, evitando di rievocare il dolore delle tragedie. E’ umano. Perché il ricordo dei trionfi è piacevole, mentre quello delle tragedie non è mai indifferenza: suscita sempre coinvolgimento emotivo, rievoca sofferenze mai sopite.

Promovendo l’organizzazione di questo “colloquio”, sapevo invece che avremmo utilizzato il linguaggio del cuore, quello delle emozioni. Tanto più che, dal punto di vista storico, è passato in realtà solo un attimo, da quei tragici eventi in Argentina. I ricordi sono ancora “dell’altro ieri”, come evoca in modo eloquente il titolo del convegno. Mentre le atrocità della dittatura furono mostruose, chiamando alla responsabilità storica e penale chi le commise, e a quella morale chi fu indifferente per tornaconto o semplice vigliaccheria. Perché – come ha detto il Premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel – “la neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima, e il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato”.

Coloro che restarono in silenzio o indifferenti furono “complici del silenzio”- come sottolinea il titolo di un bel film di Stefano Incerti. Un silenzio che talvolta finì per ritorcersi contro gli stessi complici. Non so se sia stata effettivamente pronunciata la dichiarazione attribuita al Generale Videla, ma certamente essa coglie il senso e la prospettiva di quei tragici giorni: “Inizialmente elimineremo i rivoluzionari, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti ed infine gli indecisi”.

Mentre molti in tutto il mondo tacevano o minimizzavano, 30.000 civili – e tra loro almeno 1.600 cittadini italiani – venivano torturati, trucidati, a volte gettati vivi dagli aerei nell’oceano, fatti sparire. Alle madri si chiedeva quanto di più disumano: dimenticare i propri figli desaparecidos. Ma tante madri coraggiose non si rassegnarono, scesero in Plaza de Mayo e con i fazzoletti bianchi annodati sulla testa fecero conoscere al mondo l’atrocità del regime. Una di loro, la Signora Tati Almeida, ci onora oggi con la sua presenza. A lei e a tutte le altre madri coraggiose rivolgo la mia ammirazione e solidarietà. Hanno toccato tutti noi le parole della Signora Almeida. E ci ha colpito per la sua drammaticità il brano di Massimo Carlotto sul coraggioso e tragico esempio delle madri di Plaza de Mayo. Ma potremmo stare ore ad ascoltare altre storie agghiaccianti, come quelle di dipendenti di multinazionali trucidati dopo essere stati denunciati ai militari dalle compagnie per le quali lavoravano.

La crudeltà di queste storie ci fa sentire ancor più forte e profondo il desiderio di verità e giustizia. La giustizia deve fare il proprio corso non certo per perseguire rancorose vendette, ma per restaurare la verità, punire i colpevoli di crimini contro l’umanità, tener vivo il ricordo delle vittime e facilitare così il processo di riconciliazione. Questo è lo spirito che anima l’impegno del governo italiano e mio personale. Un impegno rafforzato dalla decisione del governo italiano di costituirsi parte civile nei processi avviati in Italia contro i militari argentini.

Alcuni di questi processi sono terminati, altri sono in fase avanzata. Vorrei ricordare il procedimento penale che vede imputati per omicidio volontario, aggravato dall’uso di sevizie e abuso di potere, il dittatore Jorge Videla e altri. Un altro processo, quello contro i generali Suarez Mason e Santiago Omar Riveros, si è concluso con la sentenza di condanna all’ergastolo della Corte di Assise di Roma. E ancora un altro processo, per crimini commessi presso la Scuola Meccanica della Marina (ESMA) da diversi carnefici, fra i quali il famigerato Alfredo Ignacio Astiz, ha portato alla condanna all’ergastolo di cinque imputati. Proprio nei locali dell’ESMA tra pochi giorni gli amici della Compagnia Assemblea Teatro organizzeranno un emozionante spettacolo dall’alto valore simbolico.

La coerenza dell’impegno del Governo italiano è confermata dalla piena cooperazione con le autorità argentine, tradottasi l’anno scorso in un’importante intesa. L’accordo tra i due Governi consente la trasmissione alle autorità argentine di copia delle documentazioni presenti negli archivi diplomatico-consolari italiani in Argentina e relative a cittadini italiani, doppi cittadini e cittadini di origine italiana vittime del regime militare argentino. Per facilitare il lavoro è stata anche istituita una Commissione tecnica italo-argentina. La mole di materiali è ingente: sono più di 5.000 i documenti consolari contenuti in centinaia di fascicoli personali. Ma sono sicuro che la decisione di aprire i nostri archivi in assoluta trasparenza contribuirà alla ricerca della verità – senza riserve – su quegli anni terribili.

C’è anche un altro motivo per cui avverto una certa emozione intervenendo a questo convegno. I tragici eventi della crisi argentina coincisero con i miei primi anni nella carriera diplomatica. A quel tempo, più di una volta mi chiesi la ragione per la quale l’Italia tenesse una posizione defilata nella crisi argentina, mentre svolgeva un ruolo di primo piano nella condanna di numerosi casi di violazioni di diritti umani: dal golpe cileno all’apartheid alle limitazioni alla libertà dei regimi di oltre cortina.

Ero fermamente convinto, e lo sono tuttora, che nessuna ragion di Stato possa mai giustificare un atteggiamento di passivo distacco dalla repressione violenta dei diritti umani. La difesa delle libertà fondamentali di ogni essere umano, e in primis dei nostri connazionali, deve costituire una priorità assoluta e irrinunciabile della politica estera italiana. Nelle funzioni che ho l’onore di ricoprire, avverto fortemente questa responsabilità di proteggere i più vulnerabili.

I documenti diplomatici del tempo dimostrano che ci furono alcuni eccessi di prudenza di istituzioni italiane. Ma anche coraggio, generosità, grande spirito di umanità di alcuni diplomatici italiani. Funzionari che si prodigarono personalmente per far comprendere a Roma la sanguinaria situazione nel Paese e per assistere i tanti perseguitati. Voglio oggi manifestare la mia gratitudine a questi colleghi straordinari, alcuni dei quali sono in sala oggi, seduti qui tra noi. Grazie a loro molte vite furono salvate e tante vittime non si sentirono abbandonate in un mare di assurda violenza e di atroce indifferenza.

Il loro esempio rafforza l’impegno della Farnesina e mio personale perché la memoria di quel tragico periodo non sia perduta; perché le regole della geopolitica non siano mai applicate a danno della legalità e dei principi universali di convivenza; e perché la coscienza collettiva e personale di quegli anni serva ai ragazzi della vostra età come monito e incoraggiamento alla difesa della dignità umana, ovunque essa sia ferita o minacciata. I valori di libertà e democrazia, che fondano la nostra Costituzione, sono i cardini della politica estera italiana e ci spingono a operare perché tragedie del genere non si ripetano mai più.

Pesificazione del debito in dollari

Particolarmente preoccupante è la decisione del Governatore della Provincia del Chaco di rimborsare in pesos una scadenza di titoli di debito provinciale espressi in dollari
e l’apprezzamento espresso dal Vicegovernatore della Provincia di Buenos Aires
non condiviso dal Governatore Scioli.
Il debito pubblico in valura del Chaco è irrisorio ed è stato emesso in base alla normativa provinciale .
Quello della Provincia di Buenos Aires e assai rilevante e in massima parte emesso in base alla normativa internazionale.
Quindi le due problematiche sono assai difformi, ma il principio del rimborso in moneta locale di un debito in moneta estera è stato affermato.

Cambalache

Que el mundo fue y será
una porquería, ya lo sé.
En el quinientos seis
y en el dos mil, también.
Que siempre ha habido chorros,
maquiavelos y estafaos,
contentos y amargaos,
barones y dublés.
Pero que el siglo veinte
es un despliegue
de maldá insolente,
ya no hay quien lo niegue.
Vivimos revolcaos en un merengue
y en el mismo lodo
todos manoseados.
Hoy resulta que es lo mismo
ser derecho que traidor,
ignorante, sabio o chorro,
generoso o estafador…
¡Todo es igual!
¡Nada es mejor!
Lo mismo un burro
que un gran profesor.
No hay aplazaos ni escalafón,
los ignorantes nos han igualao.
Si uno vive en la impostura
y otro roba en su ambición,
da lo mismo que sea cura,
colchonero, Rey de Bastos,
caradura o polizón.
¡Qué falta de respeto,
qué atropello a la razón!
Cualquiera es un señor,
cualquiera es un ladrón…
Mezclao con Stravisky
va Don Bosco y La Mignon,
Don Chicho y Napoleón,
Carnera y San Martín…
Igual que en la vidriera
irrespetuosa
de los cambalaches
se ha mezclao la vida,
y herida por un sable sin remache
ves llorar la Biblia
junto a un calefón.
Siglo veinte, cambalache
problemático y febril…
El que no llora no mama
y el que no afana es un gil.
¡Dale, nomás…!
¡Dale, que va…!
¡Que allá en el Horno
nos vamo’a encontrar…!
No pienses más; sentate a un lao,
que ha nadie importa si naciste honrao…
Es lo mismo el que labura
noche y día como un buey,
que el que vive de los otros,
que el que mata, que el que cura,
o está fuera de la ley…

• Letra y música de Enrique Santos Discépolo (1935)

Ascolta Chambalache !

L’Argentina dei records

Decretando il 24 settembre – anniversario della battaglia di Tucuman contro gli spagnoli – festa nazionale, anche se solo per il 2012, l’Argentina, con 19, stabilisce il record mondiale di feste nazionali, superando di misura la Colombia ferma a 18.

Il CEO di TECHINT Paolo ROCCA…

Il CEO di TECHINT Paolo ROCCA, ha rappresentato pochi giorni fa a Buenos Aires una realtà economico sociale dell’ Argentina difforme da quella rappresentata dal Governo.
Immediata e durissima la reazione ufficiale con minaccia non velata del viceministro di economia di far fallire Techint regolando i prezzi delle sue produzioni siderurgiche.

Pochi e timidi gli appoggi ricevuti da Rocca , tranne quello del Capo del Governo della Città di Buenos Aires Mauricio MACRI netto e determinato.

La conflittualità è stata sopita da uno scambio di lettere assai diplomatiche tra la Presidente Cristina K e Paolo Rocca in quanto uno scontro avrebbe potuto avere conseguenze assai gravi per il sistema economico locale.

L’intercambio culturale valore in sé e valore aggiunto per le relazioni bilaterali

L’intercambio culturale italo argentino è sempre stato di buon livello e il Sistema Italia – pubblico e privato – ha storicamente destinato risorse umane ed economiche di rilievo.

Il valore aggiunto dell’intercambio è oggi di particolare importanza dato un obiettivo raffreddamento delle relazioni economiche per le cause che oggi al MAE vengono esposte ed esaminate.

La Cultura rimane un mondo a sé e costituisce un canale sempre aperto e scorrevole nelle relazioni bilaterali.

La Società Italia Argentina SIA opera da 20 anni nella ideazione e realizzazione di eventi culturali che abbiano come fine l’approfondimento della reciproca conoscenza quale elemento base per il mantenimento e miglioramento delle relazioni tra i due Paesi.

Nel 2008 la SIA ha promosso la Tournèe della Scala al Colòn, poi realizzata nel 2010, nel 2012 ha collaborato alla rappresentazione al Teatro Colòn de I Due Figaro di mercadante per la direzione di Riccardo Muti, e per fine 2012 è prevista la messa in scena a Buenos Aires dell’ Arlecchino da parte del Piccolo Teatro di Milano – con il quale la SIA e la Città di Buenos Aires hanno un accordo di cooperazione triennale – e una Tournèe del M° Uto Ughi.

Questi eventi aggiunti ai vari altri promossi dal settore pubblico e privato hanno una ricaduta di immagine del Sistema Italia di altissima valenza e livello.

E’ certo che in queste congiunture negative ciò che “fa bene“ all’Italia “fa bene” alle aziende, costituendo quindi l’investimento culturale un efficacissimo marketing.