investimenti esteri in argentina rapporto cepal

INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IDE
RAPPORTO CEPAL

A stupire decisamente è il risultato dell’Argentina che riesce ad aumentare sensibilmente gli Ide nello stesso semestre in cui annuncia la nazionalizzazione di YPF, la compagnia petrolifera prima controllata dalla spagnola Repsol. Va detto che, pur a fronte di un aumento del 42%, gli Ide diretti verso l’Argentina rimangono inferiori in valore assoluto rispetto a quelli di economie comunque più piccole, come quelle di Cile, Colombia e Perù. Eppure la logica conseguenza della nazionalizzazione di YPF – predetta dalla quasi totalità degli analisti economici – sarebbe dovuta essere piuttosto un crollo degli investimenti, anche se momentaneo, causato da un ambiente economico percepito come rischioso.
Perché non sono crollati gli Ide argentini? Un ruolo importante l’ha sicuramente giocato la legislazione approvata dal governo Kirchner. Per evitare la svalutazione del peso e accumulare valuta pregiata è stato di fatto impedito alle filiali locali delle multinazionali estere di redistribuire gli utili alla casa madre, obbligando varie aziende a reinvestirli nel paese. D’altra parte la stessa nazionalizzazione di YPF rispondeva anche a questa esigenza: impedire all’azienda di redistribuire gli utili alla casa madre spagnola allo scopo di reinvestirli nello sviluppo dell’area petrolifera di Vaca Muerta e nella gestione dei pozzi esistenti. Se per YPF quest’obiettivo sembra essere stato raggiunto, molte altre compagnie hanno optato per il semplice acquisto degli edifici dove risiedono – in precedenza semplicemente affittati – oppure in investimenti in settori in cui non sono specializzati.
In questa situazione, proprio gli Ide si stanno rivelando il tallone di Achille del governo Kirchner. La nazionalizzazione del colosso petrolifero non ha rasserenato il clima ed è solo uno degli episodi che contribuiscono al creare una sensazione di sfiducia degli investitori esteri. Le tensioni con la Gran Bretagna per le Falkland/Malvinas, lo scontro aperto con il Fondo monetario internazionale, l’adozione di misure sempre più protezionistiche, le polemiche con gli Stati Uniti e la questione del pagamento dei creditori internazionali hanno contribuito alla decisione di varie agenzie di rating di abbassare la valutazione dei bond argentini a lunga scadenza con ovvie ripercussioni sugli investimenti.
A quanto detto finora si aggiungono nuove rogne per l’Argentina. Pochi giorni fa si è pronunciata la Corte di New York che ha definito discriminatoria la decisione del governo di non corrispondere il pagamento dei debiti contratti con alcuni fondi sovrani che non hanno accettato la ristrutturazione del debito. Il ministro dell’Economia argentino, Hernan Lorenzino, ha dichiarato a tal proposito che “l’Argentina non pagherà mai i fondi avvoltoio”. Recentemente, inoltre, il Messico si è unito ad una causa intentata presso l’Organizzazione mondiale del commercio da Stati Uniti, Ue e Giappone contro le restrizioni al commercio bilaterale messe in atto da Buenos Aires.
In questo scenario, YPF rappresenta un caso isolato derivante anche dalla tradizionale maggior tolleranza al rischio delle compagnie petrolifere. A dispetto delle polemiche post-nazionalizzazione e delle minacce di azioni legali da parte di Repsol, la compagnia argentina ha siglato un accordo con la statunitense Chevron per lo sfruttamento dello shale oil di Vaca Muerta. Allo stesso tempo, altre compagnie come Exxon, Apache, PDVSA e Gazprom sono in trattativa per la firma di altri accordi. Ma il settore petrolifero rischia di rimanere un’eccezione in un panorama sempre più ripiegato su se stesso e in un ambiente economico che scoraggia investimenti esteri.

2 novembre 2012

Mini master sull’ Argentina

Lettera Informativa ottobre 2012 X

 MINIMASTER  della Camera di Commercio Italo - Argentina CaCIA

“Come superare la crisi: strategie e strumenti per affrontare i mercati latino-americani Focus Argentina”

Il 19 ottobre è stato inaugurato a Salerno il Mini Master della CaCIA sul tema in oggetto.

Il Mini Master come è stato modestamente denominato, si svilupperà in quattro giornate che termineranno il 9 novembre con la consegna dei diplomi ai partecipanti.

Il primo intervento del Mini Master è stato di Giorgio De Lorenzi che ha ripercorso la storia argentina e dei suoi rapporti con l’ Italia fino ai giorni nostri

Il Mini Master, a pagamento, è stato seguito da oltre 50 persone – neolaureati, professionisti, dirigenti, funzionari pubblici – confermando l’ interesse nei confronti dell’ Argentina ela  ottima capacità aggregativa e organizzativa della CaCIA, della sua sede di Salerno e del suo Segretario Generale Carlo Spagnoli.

Scarica qui la brochure.

Società Italia Argentina

Peron e il 17 ottobre 1945

SOCIETA’ ITALIA ARGENTINA
 
LETTERA INFORMATIVA OTTOBRE 2012 IX
 
 
17  OCTUBRE  1945 “GIORNO DELLA LEALTA’ POPOLARE”
 
 
67 ANNI FA JUAN PERON FU RIMOSSO DAL MINISTERO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE E INCARCERATO.
IL 17 OTTOBRE  1945 UNA MANIFESTAZIONE POPOLARE DI MASSA A SUO FAVORE RAGGIUNSE IL SUO APICE
DAVANTI ALLA CASA ROSADA – PALAZZO PRESIDENZIALE – CON CENTINAIA DI MIGLIAIA DI OPERAI.
IL PRESIDENTE DE FACTO FARREL LIBERO’ PERON CHE ANNUNCIO’ LA SUA CANDIDATURA ALLE PRESIDENZIALI
DEL 1946 CHE VINSE RINNOVANDO IL MANDATO NEL 1951.
NEL 1955 UN COLPO DI STATO CHIAMATO RIVOLUCION LIBERTADORA LO OBBLIGA ALL’ESILIO DAL QUALE TORNERA’
NEL 1973 QUANDO SARA’ RIELETTO, UNICO CASO NELLA STORIA ARGENTINA,  PER  LA TERZA VOLTA ALLA PRESIDENZA.
MUORE IL 30 LUGLIO DEL 1974.

festa degli italiani a buenos aires

SOCIETA’ ITALIA ARGENTINA

LETTERA INFORMATIVA OTTOBRE 2012 VII

Buenos Aires Ciudad Haciendo Buenos Aires

Buenos Aires Celebra Italia

14 de Octubre
Av. de Mayo y Bolívar
12:00 Hs.
Este domingo, la ciudad homenajea a la colectividad italiana en el marco de un nuevo Buenos Aires Celebra,

que se realizará en la tradicional Av. de Mayo. Vení a disfrutar de la gastronomía, espectáculos y toda la propuesta

cultural de Italia. ¡

La Dirección General de Colectividades de la Subsecretaría de Derechos Humanos y Pluralismo Cultural de la ciudad,

junto con una comisión de federaciones e instituciones de la colectividad italiana, organizarán el evento

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Buenos Aires Ciudad Haciendo Buenos Aires

La base monetaria argentina, record

Società Italia Argentina

 

Lettera Informativa ottobre 2012 VIII

 

 

Cuestión de pesos: la Argentina, el país del efectivo

La base monetaria creció 41,9% en un año y los dólares se fueron de los bancos; la liquidez presiona sobre el tipo de cambio y podría acelerar la inflación

Por Diego Cabot  | LA NACION

 

 

 

Cuando los economistas hablan de M2 no se están refiriendo a un agente de inteligencia camuflado detrás de una sigla ni tampoco a un nuevo modelo de un automóvil pronto a ser estrenado. Para los economistas, M2 es una sigla que se refiere a la cantidad de dinero en circulación, a la que se deben sumar las cajas de ahorro que hay en los bancos.

A casi un año del cepo cambiario , el M2 privado -dejando de lado todo el sector público- se ha convertido en una de las principales variables que miran todos los que siguen la economía.

¿Dónde radica la importancia de seguir el movimiento del M2? De aquí puede calcularse la cantidad de dinero que está en poder de los ciudadanos. Y de allí vaticinar dónde terminará.

Ahora bien, el M2 ha subido a un ritmo vertiginoso. La famosa maquinita no para. Según datos del Banco Central, la base monetaria se expandió 41% interanual en términos nominales, y si se toma el aumento real estaría 29% más alta que el año pasado. Los pesos inundaron el país. Y a eso se suma que es la Argentina, fuera de Estados Unidos, donde los habitantes tienen mayor cantidad de dólares per cápita. Y justamente aquí está la gran pregunta. ¿Qué harán los argentinos con semejante cantidad de efectivo?

Las respuestas no son del todo alentadoras. Según varios economistas consultados por LA NACION, parte de ese dinero irá a parar al consumo y otras porciones terminarán en ahorro e inversión.

Pero eso no es todo. Finalmente hay coincidencia en que habrá algo que terminará calentando la inflación y presionando la brecha cambiaria que existe entre el dólar oficial, prácticamente inexistente para el ciudadano de a pie, y el paralelo.

Todo empezó hace casi un año, cuando el Gobierno amaneció después de las elecciones -que determinaron un 54% de votos a favor de la presidenta Cristina Kirchner- con las primeras restricciones al mercado de cambios.

Y si bien el malhumor se plantó enseguida en la cara de empresarios y particulares que prefieren el dólar como refugio de sus ahorros, los efectos económicos de las medidas recién se pueden empezar a medir con el paso del tiempo.

Desde entonces, la economía ya no fue la misma. De acuerdo con un informe de Quantun Finanzas elaborado sobre la base de datos del Banco Central y del Instituto Nacional de Estadística y Censos (Indec), el M2 total (que incluye los depósitos del sector público y del privado) creció 35% interanual, mientras que el privado aumentó 32 por ciento. En ese período el índice de inflación fue de 23 por ciento.

Martín Redrado, ex presidente del Banco Central y actual árbitro de la Organización Mundial del Comercio (OMC), dice que la expansión de la base monetaria es la principal consecuencia que actualmente se puede ver desde los inicios del cepo cambiario. “El Banco Central es el generador principal de los desequilibrios que se están dando. La oferta monetaria está por encima de la demanda de pesos que hay en el mercado. Y eso se da porque la cantidad de dinero que se emite no se decide por las necesidades monetarias sino de acuerdo con lo que requiere el fisco”, explica desde su experiencia de haber sido el mandamás monetario argentino durante el kirchnerismo.

Daniel Marx, director ejecutivo de Quantum Finanzas y ex secretario de Finanzas, en un trabajo preparado junto con Virginia Fernández y Diego Chameides, dice que en la Argentina hay un crecimiento particular de billetes y monedas en poder del público y, además, una pérdida relativa de cuentas corrientes y cajas de ahorro.

El trabajo da cuenta de que esta preferencia por la liquidez no bancaria aún no se ha trasladado a precios de bienes y servicios. “Hay una situación paradójica: la incertidumbre económica actúa como un freno a corto plazo. ¿Qué significa? Que como no está claro qué va a pasar, la gente prefiere quedarse con los pesos hasta que despeje el panorama. Esta suerte de miedo a lo que podrá pasar finalmente termina favoreciendo al Gobierno, ya que los pesos no siguen presionando la economía”, dice Marx.

Quantum agrega un dato sobre la base de las estadísticas del BCRA. Los billetes y monedas en poder del público, medidos como porcentaje del total de las cuentas a la vista, rondaron un promedio de 95% entre enero de 2010 y octubre de 2011. Desde octubre de 2011, cuando se instauró el cepo cambiario, ese porcentaje se elevó a 103 por ciento. “Eso significa que la gente está en pesos porque no tiene alternativa, pero no está claro que quiera permanecer en esta moneda”, dice Marx.

¿Por qué son importantes estos números? Rodolfo Rossi, otro ex presidente del BCRA, dice que el crecimiento de la base monetaria estaría determinando una inflación cierta del 35 % anual, en términos generales. “Todos los agregados monetarios crecieron alrededor de esa cifra”, agrega.

Dinero para todos

El fenómeno de la sobreoferta de moneda física bien se puede cuantificar. Sólo por poner un ejemplo, según publicó LA NACION el martes pasado, en mayo el circulante creció en seis millones de ejemplares por cada día hábil.

El informe de Marx explica qué pasa cuando el Gobierno enfrenta los síntomas sin cuestionar las causas de las salidas de capitales. “Entonces se adquiere un comportamiento defensivo tendiente a reducir el acceso a moneda extranjera a medida que se potencia una noción de escasez y diferenciales de tipo de cambio. Ello redunda en un particular funcionamiento económico retrayendo la actividad del sector privado, a la vez que genera reacciones de segmentos de la población”, concluye.

¿Cuáles son esas reacciones de la población a las que se refiere el trabajo? Nadie se atreve a dar certezas, pero todos creen que semejante cantidad de dinero bien podría terminar por alimentar la inflación.

Redrado apunta que en primer lugar parte del dinero irá a parar a bienes durables. Electrodomésticos, computadoras, teléfonos celulares y hasta consumo en comunicaciones son rubros que tendrán más movimiento. De hecho, según cifras del sector, actualmente crecen a tasas cercanas al 35 por ciento.

Quienes miran el consumo, y sobre todo alimentos y bebidas, también tienen expectativas favorables. Claro que esto no es gratis. La mayor oferta de bienes en un escenario de incertidumbre en el que la inversión no acompaña al mismo ritmo genera inflación. “No hay riesgos de espiralización, pero hay que prepararse para un rango de inflación de alrededor de 27 o 28 por ciento. Esperamos un escalón más arriba”, dice Redrado. Marx coincide: “Cepo cambiario y restricciones a las importaciones forman una suerte de olla a presión. Habrá más inflación, más emisión monetaria y eso aumentará el malestar social y desgastará la gobernabilidad”.

Pero claro, el consumo se satura y no es posible que pueda absorber la cantidad de billetes que salen a circular a diario. “Algo de esos pesos irá a ahorro y otra parte, a inversión. Hay un reverdecer de la construcción, de gente que tenía un terreno y que ahora construye porque se paga todo en pesos. Pero hay una parte que se irá a inflación y otra parte que alimentará la brecha cambiaria, sobre todo a fin de año, cuando la gente empieza a ver qué hacer en vacaciones”, estima.

Ramiro Castiñeira, de Econométrica, suma un dato: a los pesos en efectivo que pululan por el país se suma una enorme cantidad de dólares que también huyeron del sistema bancario. En las últimas dos décadas los argentinos ahorraron 191.000 millones de dólares. Más o menos la mitad en cada década. Ese dinero se fue de los bancos al punto de que sólo poco más que 8000 están en el sistema financiero”, explica.

Dice que esto no se debe a un problema de los ahorristas con el Gobierno. “El sector privado se dolariza siempre”, resume, y no explica demasiado. Prefiere enumerar algunos mojones de la historia económica argentina: el rodrigazo (1975), la tablita (1978), las hiperinflaciones (1989 y 1990), el plan Bonex (1990), el corralito, el corralón, el default (2001 y 2002), y desde hace unos años nuevamente la inflación y ahora las restricciones al mercado de cambios. “¿Cómo quiere que un ahorrista se quede en pesos? Siempre la opción es ahorrar en dólares y sin intermediación”, reflexiona.

Las consecuencias son más. Una economía inundada de pesos y dólares que no pasan por el sistema financiero genera una cantidad de transacciones que se vuelcan al efectivo. Desde un entidad bancaria reconocieron que se empezaría a ver una contracción de los pagos con tarjeta, ya que mucho se transa en efectivo. Pero el movimiento aún es incipiente, ya que las promociones de los plásticos atraen a los consumidores. Son datos que asoman en un panorama. Por ahora, la única certeza es que tantos pesos circulando dan una sensación de riqueza efímera. Y también generan más inflación

La Fragata Libertad sotto sequesto in Ghana

 
 
Società Italia Argentina
 
Lettera Informativa ottobre 2012 VI
 
La fragata Libertad sotto sequestro in Ghana
 
La Fragata LIBERTAD, bellissimo veliero  della marina militare argentina, è bloccata dal 2 ottobre  in Ghana sotto sequestro giudiziario ordinato
dalla magistratura locale su istanza di un tribunale di New York che ha accolto una richesta di un fondo USA detentore di titoli argentini in default
( i cosidetti fondi buitre – avvoltoi – ).
La Libertad – con oltre 350 persone a bordo – è nave militare e come tale rientrerebbe nella non sequestrabilità in base a convenzioni internazionali.
 
Il fatto , a parte una sua certa scenograficità e il costo di 50 mila dollari al giorno per diritti portuali, ha una grande rilevanza in quanto potrebbe essere
il motore primo di una serie di sequestri di beni pubblici argentini nel mondo su richiesta dei detentori di titoli argentini
che non sono rientrati nelle due negoziazioni del 2005 e 2010.
 
L’ Argentina dopo alcuni frustrati tentativi diplomatici ha inviato in Ghana i viceministro degli esteri e della difesa per cercare di sbloccare la situazione.
 
 
 
 
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Il Sottosegratario Marta Dassù consegna a Buenos Aires archivi su desaparecidos

Primo paese europeo a fare questo passo, l’Italia ha consegnato all’Argentina sessanta fascicoli riguardanti “desaparecidos di origine italiana, o di doppia cittadinanza” negli anni dell’ultima dittatura (1976-83). L’atto di consegna si è svolto durante una cerimonia a Buenos Aires presieduta dal sottosegretario Dassù e dal ministro degli esteri argentino, Hector Timerman, alla presenza delle autorità argentine, dell’ambasciatore Guido La Tella e dei rappresentanti delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo.

dal sito MAE

Missione della Sottosegretaria Marta Dassù 2 /3 ottobre 2012

Nel corso della sua missione a Buenos Aires, Dassù ha incontrato anche il viceministro Eduardo Zuain, e la responsabile dei rapporti economici internazionali Cecilia Nahon, con i quali si è discusso di come “lanciare iniziative congiunte tra Italia e Argentina nel campo dei diritti umani in Africa”. Il sottosegretario ha rilevato che “si tratta di una nuova idea di cooperazione trilaterale”, e “vorremmo per esempio fare delle cose insieme in Tunisia, se possibile in Mozambico e altri paesi dell’area africana”.
Durante la visita sono state d’altra parte fatte presenti “le preoccupazioni da parte della comunità del ‘business’ italiana nel paese. Su questo fronte – ha sottolineato il sottosegretario – ho avuto delle rassicurazioni per la definizione di un quadro di regole commerciali più certe”. “Abbiamo inoltre discusso delle reciproche percezioni sul modo in cui l’Europa sta gestendo la crisi dell’eurozona. Ho spiegato – ha concluso Dassù – perché pensiamo che alla fine l’Eurozona uscirà da questo difficile percorso più integrata e sul fatto che nel 2013 cominceremo ad avere segni di ripresa”.

dal sito MAE

«L’ALTRO IERI, LA DITTATURA: PER NON DIMENTICARE»

Intervento del Ministro degli Esteri  Terzi al Colloquio sulla storia argentina negli anni dal 1974 al 1983

« L’ALTRO IERI, LA DITTATURA: PER NON DIMENTICARE»

Roma 13 Settembre 2012
(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

Ringrazio molto il Dottor Roberto Da Rin per aver accettato di moderare questo incontro. Ringrazio anche tutti i relatori e la Compagnia Assemblea Teatro per la collaborazione.

E’ con una certa emozione che intervengo a questo convegno, che ho voluto ospitare al Ministero degli Esteri. In queste occasioni, quando si ricorda un periodo storico si tende a celebrarne i successi, evitando di rievocare il dolore delle tragedie. E’ umano. Perché il ricordo dei trionfi è piacevole, mentre quello delle tragedie non è mai indifferenza: suscita sempre coinvolgimento emotivo, rievoca sofferenze mai sopite.

Promovendo l’organizzazione di questo “colloquio”, sapevo invece che avremmo utilizzato il linguaggio del cuore, quello delle emozioni. Tanto più che, dal punto di vista storico, è passato in realtà solo un attimo, da quei tragici eventi in Argentina. I ricordi sono ancora “dell’altro ieri”, come evoca in modo eloquente il titolo del convegno. Mentre le atrocità della dittatura furono mostruose, chiamando alla responsabilità storica e penale chi le commise, e a quella morale chi fu indifferente per tornaconto o semplice vigliaccheria. Perché – come ha detto il Premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel – “la neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima, e il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato”.

Coloro che restarono in silenzio o indifferenti furono “complici del silenzio”- come sottolinea il titolo di un bel film di Stefano Incerti. Un silenzio che talvolta finì per ritorcersi contro gli stessi complici. Non so se sia stata effettivamente pronunciata la dichiarazione attribuita al Generale Videla, ma certamente essa coglie il senso e la prospettiva di quei tragici giorni: “Inizialmente elimineremo i rivoluzionari, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti ed infine gli indecisi”.

Mentre molti in tutto il mondo tacevano o minimizzavano, 30.000 civili – e tra loro almeno 1.600 cittadini italiani – venivano torturati, trucidati, a volte gettati vivi dagli aerei nell’oceano, fatti sparire. Alle madri si chiedeva quanto di più disumano: dimenticare i propri figli desaparecidos. Ma tante madri coraggiose non si rassegnarono, scesero in Plaza de Mayo e con i fazzoletti bianchi annodati sulla testa fecero conoscere al mondo l’atrocità del regime. Una di loro, la Signora Tati Almeida, ci onora oggi con la sua presenza. A lei e a tutte le altre madri coraggiose rivolgo la mia ammirazione e solidarietà. Hanno toccato tutti noi le parole della Signora Almeida. E ci ha colpito per la sua drammaticità il brano di Massimo Carlotto sul coraggioso e tragico esempio delle madri di Plaza de Mayo. Ma potremmo stare ore ad ascoltare altre storie agghiaccianti, come quelle di dipendenti di multinazionali trucidati dopo essere stati denunciati ai militari dalle compagnie per le quali lavoravano.

La crudeltà di queste storie ci fa sentire ancor più forte e profondo il desiderio di verità e giustizia. La giustizia deve fare il proprio corso non certo per perseguire rancorose vendette, ma per restaurare la verità, punire i colpevoli di crimini contro l’umanità, tener vivo il ricordo delle vittime e facilitare così il processo di riconciliazione. Questo è lo spirito che anima l’impegno del governo italiano e mio personale. Un impegno rafforzato dalla decisione del governo italiano di costituirsi parte civile nei processi avviati in Italia contro i militari argentini.

Alcuni di questi processi sono terminati, altri sono in fase avanzata. Vorrei ricordare il procedimento penale che vede imputati per omicidio volontario, aggravato dall’uso di sevizie e abuso di potere, il dittatore Jorge Videla e altri. Un altro processo, quello contro i generali Suarez Mason e Santiago Omar Riveros, si è concluso con la sentenza di condanna all’ergastolo della Corte di Assise di Roma. E ancora un altro processo, per crimini commessi presso la Scuola Meccanica della Marina (ESMA) da diversi carnefici, fra i quali il famigerato Alfredo Ignacio Astiz, ha portato alla condanna all’ergastolo di cinque imputati. Proprio nei locali dell’ESMA tra pochi giorni gli amici della Compagnia Assemblea Teatro organizzeranno un emozionante spettacolo dall’alto valore simbolico.

La coerenza dell’impegno del Governo italiano è confermata dalla piena cooperazione con le autorità argentine, tradottasi l’anno scorso in un’importante intesa. L’accordo tra i due Governi consente la trasmissione alle autorità argentine di copia delle documentazioni presenti negli archivi diplomatico-consolari italiani in Argentina e relative a cittadini italiani, doppi cittadini e cittadini di origine italiana vittime del regime militare argentino. Per facilitare il lavoro è stata anche istituita una Commissione tecnica italo-argentina. La mole di materiali è ingente: sono più di 5.000 i documenti consolari contenuti in centinaia di fascicoli personali. Ma sono sicuro che la decisione di aprire i nostri archivi in assoluta trasparenza contribuirà alla ricerca della verità – senza riserve – su quegli anni terribili.

C’è anche un altro motivo per cui avverto una certa emozione intervenendo a questo convegno. I tragici eventi della crisi argentina coincisero con i miei primi anni nella carriera diplomatica. A quel tempo, più di una volta mi chiesi la ragione per la quale l’Italia tenesse una posizione defilata nella crisi argentina, mentre svolgeva un ruolo di primo piano nella condanna di numerosi casi di violazioni di diritti umani: dal golpe cileno all’apartheid alle limitazioni alla libertà dei regimi di oltre cortina.

Ero fermamente convinto, e lo sono tuttora, che nessuna ragion di Stato possa mai giustificare un atteggiamento di passivo distacco dalla repressione violenta dei diritti umani. La difesa delle libertà fondamentali di ogni essere umano, e in primis dei nostri connazionali, deve costituire una priorità assoluta e irrinunciabile della politica estera italiana. Nelle funzioni che ho l’onore di ricoprire, avverto fortemente questa responsabilità di proteggere i più vulnerabili.

I documenti diplomatici del tempo dimostrano che ci furono alcuni eccessi di prudenza di istituzioni italiane. Ma anche coraggio, generosità, grande spirito di umanità di alcuni diplomatici italiani. Funzionari che si prodigarono personalmente per far comprendere a Roma la sanguinaria situazione nel Paese e per assistere i tanti perseguitati. Voglio oggi manifestare la mia gratitudine a questi colleghi straordinari, alcuni dei quali sono in sala oggi, seduti qui tra noi. Grazie a loro molte vite furono salvate e tante vittime non si sentirono abbandonate in un mare di assurda violenza e di atroce indifferenza.

Il loro esempio rafforza l’impegno della Farnesina e mio personale perché la memoria di quel tragico periodo non sia perduta; perché le regole della geopolitica non siano mai applicate a danno della legalità e dei principi universali di convivenza; e perché la coscienza collettiva e personale di quegli anni serva ai ragazzi della vostra età come monito e incoraggiamento alla difesa della dignità umana, ovunque essa sia ferita o minacciata. I valori di libertà e democrazia, che fondano la nostra Costituzione, sono i cardini della politica estera italiana e ci spingono a operare perché tragedie del genere non si ripetano mai più.

Pesificazione del debito in dollari

Particolarmente preoccupante è la decisione del Governatore della Provincia del Chaco di rimborsare in pesos una scadenza di titoli di debito provinciale espressi in dollari
e l’apprezzamento espresso dal Vicegovernatore della Provincia di Buenos Aires
non condiviso dal Governatore Scioli.
Il debito pubblico in valura del Chaco è irrisorio ed è stato emesso in base alla normativa provinciale .
Quello della Provincia di Buenos Aires e assai rilevante e in massima parte emesso in base alla normativa internazionale.
Quindi le due problematiche sono assai difformi, ma il principio del rimborso in moneta locale di un debito in moneta estera è stato affermato.